INTOLLERANZA AL LATTOSIO:
cosa devi sapere

Soffri di diarrea, dolori addominali, gonfiore, flatulenza e meteorismo?

Se la risposta è “” allora leggi questo articolo perché potresti soffrire di INTOLLERANZA AL LATTOSIO!

Ma, esattamente, cos’è il lattosio? E cosa genera l’intolleranza?

Per capire che cos’è l’intolleranza al lattosio, dobbiamo chiarire prima di tutto che cos’è il lattosio.

Il lattosio è un disaccaride, cioè uno zucchero formato da due molecole: Glucosio e Galattosio. Esso viene assorbito e digerito nell’intestino tenue solo dopo che un enzima, la lattasi, rompe (ovvero taglia) il legame che tiene uniti il glucosio e il galattosio.

In condizioni normali, una volta che l’enzima ha rotto il legame, le due molecole vengono assorbite dal lume intestinale ed entrano nel circolo sanguigno.

Tuttavia, se si ha un deficit della lattasi, il lattosio rimane intatto nel lume intestinale e viene metabolizzato dai batteri intestinali, producendo gas (idrogeno, anidride carbonica e metano) che causano tutti i classici sintomi dell’intolleranza al latte, ovvero gonfiore addominale, flatulenza e meteorismo. Inoltre, la permanenza di gas e acidi grassi nell’intestino richiama acqua, con successiva insorgenza di diarrea!

Come si fa una diagnosi di intolleranza al lattosio?

In commercio esistono tantissimi test che, erroneamente, vengono utilizzati per fare diagnosi di intolleranza lattosio. In realtà, la presenza dell’intolleranza deve essere esaminata su base clinica. Ad oggi, il test più semplice e pratico per i soggetti con sospetto malassorbimento è il Breath test.

Con questo test viene somministrata una dose di 50g di lattosio per via orale. Per le 3-6 ore successive vengono misurati i valori di idrogeno, emessi dal respiro, derivanti dalla fermentazione della flora batterica intestinale.

Un metodo alternativo e più invasivo è la biopsia intestinale, ma da studi non si è dimostrata affidabile, mentre i test genetici di intolleranza lattosio possono essere utilizzati come primo screening per gli adulti. Se il test genetico risulta positivo, è comunque necessario confermare la presenza dell’intolleranza con il breath test.

I 3 livelli di intolleranza al lattosio

In realtà, esistono tre diversi tipi di intolleranza al lattosio che definiscono diversi livelli di gravità tra gli allergici al lattosio.

  • PRIMARIA: è la causa più comune dell’intolleranza. Si evidenzia con la perdita totale o parziale dell’enzima lattasi e generalmente compare in età adulta. Nonostante questo, non sempre la sintomatologia è invalidante, motivo per cui le persone intolleranti al lattosio di questo tipo continuano ad utilizzare tranquillamente alimenti contenenti lattosio.
  • SECONDARIA: si manifesta in seguito ad alterazioni della barriera intestinale (causate da farmaci, gastroenteriti, colon irritabile ecc.). In questi casi, generalmente, il deficit da lattasi è transitorio. Una volta risolta la causa, non si ha più la sintomatologia.
  • CONGENITA: questa è una condizione molto rara di deficit di lattasi, che si manifesta già nei primi giorni di vita dopo l’assunzione del latte materno. Si osservano un rallentamento della crescita del bambino ed episodi di diarrea.

Dieta per gli intolleranti al lattosio

L’EFSA (Ente per la sicurezza alimentare), successivamente a diversi studi, ha determinato che la maggior parte della popolazione con intolleranza al lattosio riesce a tollerare massimo 12g di lattosio al giorno. Il valore è variabile ed infatti si riduce a 3-5g in soggetti particolarmente sensibili, mentre arriva anche a 24g per i soggetti più tolleranti.

L’approccio più comune in presenza di un’intolleranza è l’esclusione del lattosio dalla dieta… eppure questa non è l’unica strada!

Yogurt e prodotti fermentati possono infatti essere utilizzati, anzi, possono migliorare la sintomatologia e la tolleranza grazie alla presenza di lattasi endogene nei fermenti Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus thermophilus, naturalmente presenti nell’alimento. La quantità di lattosio negli yogurt può variare da 2,8 a 5,0g/100g di prodotto.

Per i formaggi, invece, più il prodotto è stagionato, minore sarà la presenza del lattosio. Quindi attenzione a mozzarelle, come quella di Bufala Campana, o a ricotte, e libero spazio a parmigiano (stagionato 36 mesi) o emmental.

In alternativa, vanno benissimo i prodotti con dicitura “delattosato” o “senza lattosio” o “latte ad alta digeribilità” in cui il lattosio è stato quasi totalmente digerito da specifici enzimi.

Integrazione di lattasi

La biotecnologia ha fatto degli enormi passi avanti, tanto da darci la possibilità di assumere la lattasi sotto forma di integrazione.

L’enzima lattasi da integrare è di derivazione fungina e l’EFSA consiglia di assumerne 4500FCC ad ogni pasto contenente lattosio.

Mi raccomando, scegliete di integrare lattasi solo in presenza di sintomatologia e di diagnosi certa e dopo aver chiesto un consulto al vostro medico o nutrizionista.

Ricapitolando, ecco qui qualche TAKE HOME MESSAGE:

  • La diagnosi di intolleranza al lattosio deve essere fatta su base clinica attraverso l’utilizzo del Breath Test;
  • In assenza di intolleranza non ha senso eliminare il lattosio dalla propria alimentazione, eliminereste una fonte di calcio altamente biodisponibile;
  • L’assunzione di yogurt, formaggi stagionati o prodotti fermentati rappresenta una valida alternativa alimentare, insieme ad alimenti delattosati o all’utilizzo di complementi alimentari a base di lattasi.

E non dimenticate le fantastiche creme Swee-thy completamente senza lattosio e perfette per le vostre colazioni e spuntini!

  Articolo redatto da:

 

Dott.ssa Alessandra Errico

– Biologa nutrizionista

 

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